L’Osteria Bruciata, un importante passo medievale
Nel medioevo, e segnatamente nel XIII° secolo, la principale via di comunicazione tra Firenze e Bologna transitava dal Passo dell’ Osteria Bruciata, sul crinale appenninico che fa da confine tra gli attuali comuni di Scarperia e Firenzuola. In quantità e frequenza superiore rispetto ad altre vie, vi transitavano uomini, animali e merci – provenienti anche da paesi lontani al di là delle Alpi – per raggiungere Firenze (sicuramente in quel tempo una delle più popolate e ricche città d’Europa), ma soprattutto Roma, meta di un flusso ininterrotto di pellegrini, i cosiddetti romei.
Per tutto il 1200, in documenti vari dei comuni di Bologna e di Firenze, si parla di “una strada per la quale si va a Firenze” e della “strada che porta a Bologna”. Inoltre in alcuni famosi itinerari del tempo (le nostre guide stradali) si citano esplicitamente le stazioni di Cornacchiaia e di Sant’Agata come punti di transito della Bologna-Firenze. In questi due paesi infatti c’erano (e ci sono ancora) due importanti Pievi con annessi ospitali per accogliere e rifocillare i viandanti prima di affrontare l’arduo attraversamento dell’Appennino.
Sull’andamento di questa strada, e tantomeno quindi sul nome del valico, i documenti però non precisano nulla, ma sappiamo che nei pressi del passo, vicino alla sorgente di Fonte Manzina (ancora esistente, anche se mal ridotta) sul versante nord, funzionava da molto tempo uno spedale per l’assistenza ai viandanti.
La prima documentazione di una strada e di un edificio sul valico dell’Osteria Bruciata risale però soltanto al 1585, quando, per una controversia sui confini tra le parrocchie di Marcoiano e di Montepoli (due villaggi sul versante mugellano a sud del passo), fu redatta una planimetria della zona (nella foto accanto) che raffigurava proprio sulla strada una costruzione abbandonata ma ancora in piedi detta “ospedaletto rovinato”.
Fino ai primi del 1300 dunque la strada dell’Osteria Bruciata conserva il suo primato di direttrice principale per andare da Firenze a Bologna, considerato questo il tratto appenninico dell’itinerario verso Roma per chi proveniva dal centro e dal nord Europa (1).
Particolarmente intenso si rivelò il traffico nel 1300, anno del primo Giubileo voluto dal papa Bonifacio VIII, allorché folle di pellegrini (i romei) accorrevano a visitare la città eterna. Ecco allora esaltarsi la funzione anche civile svolta dalle due pievi di Sant’Agata e di Cornacchiaia, al di qua e al di là del Passo dell’Osteria Bruciata, con i loro ospitali che accoglievano, assistevano e rifocillavano gli umili pellegrini.
Ma tutto cambia dopo pochi anni in seguito alla pesante sconfitta degli Ubaldini, i potenti Signori dell’Appennino che controllavano la strada e il Passo dell’Osteria Bruciata.
La perdita di importanza della strada e il conseguente progressivo abbandono dell’ospedale cominciano infatti nel 1306 quando –dopo la distruzione di Montaccianico avvenuta nell’agosto dello stesso anno- i fiorentini avviano l’apertura di una nuova strada verso Bologna che transitava dalla terra nuova di Scarperia e si dirigeva verso il Passo del Giogo per raggiungere la valle del Santerno nel luogo in cui doveva sorgere l’altra terra nuova, Firenzuola, per poi ricongiungersi prima di Pietramala alla vecchia via bolognese.
La frequentazione della via e del Passo dell’Osteria Bruciata continua ma in misura sempre più ridotta e per usi prevalentemente locali o eccezionali, a vantaggio della nuova via per Bologna attraverso il Passo del Giogo che Firenze privilegia per il suo traffico commerciale, perché più sicura e protetta dai taglieggiamenti degli Ubaldini.
Ma il ricordo dell’antico valico medievale sopravvive nella memoria collettiva delle popolazioni e si tramanda nei secoli successivi fino ad acquistare un sapore di leggenda, a far nascere intorno ad esso storie fantastiche e talvolta tragiche e ad assumere – probabilmente in epoca moderna- il nome di Osteria Bruciata, ispirato forse alle macerie del primitivo ospedale già malandato nel 1585 o –più probabilmente – alle invenzioni narrative che qualche dotto locale e la fantasia popolare creavano su di esso.
Ai primi del 1900, Stefano Casini, nel suo Dizionario biografico geografico storico del comune di Firenzuola, vol 3°, scrive che dov’era l’antico ospedale, “ora vi è un mucchio di sassi rossi e abbruciati” e riporta anche la leggenda, tanto diffusa al suo tempo a livello popolare, degli osti malvagi che “quando capitava il bisogno e non avevano carne, fermavano i viandanti, li ammazzavano e li davano a mangiare ai nuovi arrivati. Scoperti da due frati tutto l’edificio fu dato alle fiamme”.
(1) Recentemente (2014) è stata documentata l’importanza di un altro passo, quello della Vecchia, a est dell’Osteria Bruciata e a un chilometro a ovest di Castel Guerrino. Le ricerche d’archivio di Lorenzo Cammelli e le indagini storico-territoriali di Filippo Bellandi rivelano la frequentazione del Passo della Vecchia almeno dalla metà del XII° secolo sulla direttrice Firenze-Bologna. In particolare la presenza di un ospedale al Corniolo sul versante nord e di una “Fonte Romea” poco dopo il valico sono indizi di un percorso stradale importante e utilizzato anche durante i Giubilei a partire dal 1300.
L’Osteria Bruciata e La Vecchia dunque – alla luce delle ultime ricerche – si possono considerare i due valichi utilizzati da viandanti, mercanti e pellegrini per attraversare l’Appennino, e che collegavano entrambi le stazioni di Sant’Agata e Cornacchiaia.
PER SAPERNE DI PIU’: sono da poco pubblicati gli ATTI del Convegno sulla viabilità medievale del basso medioevo nei quali ampio spazio è dedicato alle novità documentarie sull’Osteria Bruciata e sulPasso della Vecchia